1799
Alecu Văcărescu*
  
Oglinda cînd ţi-ar arăta! [Se lo specchio ti mostrasse]
  
*Per i testi di A. Văcărescu, nell’impossibilità di ipotizzare una data di composizione e/o di pubblicazione, si è fissato il 1799, anno della morte del poeta, quale limite cronologico per la stesura dei componimenti antologizzati.
Se lo specchio ti mostrasse
  
Intera la tua bellezza,
  
Allora anche tu, come me,
  
Innanzi a te ti inchineresti.
Modo non vi sarebbe di vederti
  
Al pari di come sei
  
E idolatria
  
Non porgerti.
Quando in esso i tuoi occhi volgi
  
Del tutto allor si oscura 
  
E anche se ti svela 
  
Ancor veritiero non è.
Perciò allo specchio
  
Non dar credito, che per difetto
  
Ti reca inganno
  
E bugie sempre ti dice.
Ma per sapere quanto vali, se vuoi,
  
Dà credito ai miei occhi,
  
Ché non ingannano
  
Né alcun errore fanno.
Guarda in loro per vederti 
  
Così quanto splendi
  
E nel loro sguardo 
  
Vedere quanto potere hai 
Credi a loro, sventurati, quando ti dicono
  
Che solo a te son sottomessi
  
E sei per natura
  
La loro divinità.
(Alecu Văcărescu, Oglinda cînd ţi-ar arăta, în Poeţii Văcăreşti (Ienache, Alecu şi Nicolae), Opere, Ediţie critică, studiu introductiv, note, glosar, bibliografie şi indice de C. Cîrstoiu, Minerva, Bucureşti, 1982, pp. 331-332)
În flacăra care mă arz [Nella fiamma che mi arde]
Nella fiamma che mi arde
  
Invece di tormenti e affanno
  
Sempre conforto trovo
  
Dolcezza e diletto.
Come la falena son finito
  
Non è cosa da celare,
  
Solo fuggo per volontà
  
Nel fuoco senza necessità!
Quando non ti vedo raggelo di freddo.
  
Voglio vederti e bruciare!
  
Dei tuoi occhi il raggio 
  
Voglio che mi bruci!
Nel tuo fuoco quando mi struggo
  
Allora mi par di vivere!
  
Allora so di esser vivo
  
Altrimenti son di ghiaccio.
Questa parte ho scelto
  
Di non uscir più dalla tua fiamma!
  
Non voglio scampare
  
Da un fuoco che paradiso mi pare!
Brucio vivendo, muoio bruciando!
  
E solo se il tuo volto vedo,
  
Il fuoco mi par vita
  
E dolcezza la morte!
Così di esser ho deciso 
  
Per quanto vivrò, per quanto vivo sarò,
  
Il tuo fuoco nel petto portando,
  
Mi assista la sorte!
E quando infine morirò
  
Neppure fra i morti mi guarderò
  
Dal dire a ciascuno
  
Che così ti si addice.
(Alecu Văcărescu, În flacăra care mă arz, în Poeţii Văcăreşti (Ienache, Alecu şi Nicolae), Opere, Ediţie critică, studiu introductiv, note, glosar, bibliografie şi indice de C. Cîrstoiu, Minerva, Bucureşti, 1982, pp. 335-337)
Foarte multă văz plăcere [Gran piacere scorgo]
Gran piacere scorgo
  
Nel parer di ciascun
  
Decidendo con passione 
  
Senza far disparità:
Che tre cose delicate
  
Si trovan al mondo date
  
Che possan allietare
  
Un umano guardare
Dico: un’acqua e una verzura
  
E  un vago volto qual fattezze 
  
Hanno qual loro insito potere
  
Uno sguardo d’incantar.
Palesando che ogni spirito
  
Posson far che piaccia,
  
E difetto non lasciar
  
Per quanto senta di consolarlo.
Ma un intelletto sensibile
  
Delicato e arguto,
  
Che unir le voglia
  
Miglior giudizio rende;
Non dà senza prova
  
Privilegio tanto grande:
  
Di un sol tipo son quelle tre
  
Son fra lor pari.
Ché se nell’acqua e nella verzura
  
V’è grazia alcuna,
  
Lo sappiamo con certezza
  
Vien dalla natura
Che dà al pari un piacere
  
Allo sguardo di ciascuno,
  
E vieppiù non s’accresce
  
Né più cala, né più cresce.
E giungendo alla bellezza,
  
Qui voglio, idee sagaci!
  
Ché nel vivo entriamo
  
Di chiose gran copia.
Volti vediamo a milioni,
  
Ma son quadri e icone –
  
Che addobbano le pareti –
  
Con la iattura della bellezza!
E sebben sian mobili
  
E ancor più loquaci,
  
Ma sempre mostra la lor favella
  
Che passando la terra geme.
Vanno quelle, ad esempio, 
  
Alla verzura, al ruscelletto,
  
Per darmi sole convincimento
  
Di quanto non sian di utilità!
Quando dico bellezza,
  
Voglio anche animo con dolcezza,
  
Sentimenti, ingegno,
  
Dall’inganno remoto.
E un dolce non so che
  
Che simpatia reca!
  
E s’annoda con saldezza
  
Ove sarà imprigionato.
Allora è conquistata:
  
Bellezza adeguata,
  
Che ognuno può
  
Dir anche celestiale.
Allora per indole incanta
  
Ogni spirito sensibile,
  
Anche lo sguardo consola
  
E il piacere aggiunge.  
Codesto dono della bellezza,
  
Con l’acqua e la verzura,
  
Quando anche ha la solitudine
  
Paradiso il deserto rende!
(Alecu Văcărescu, Foarte multă văz plăcere, în Poeţii Văcăreşti (Ienache, Alecu şi Nicolae), Opere, Ediţie critică, studiu introductiv, note, glosar, bibliografie şi indice de C. Cîrstoiu, Minerva, Bucureşti, 1982, pp. 345-348)


