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Cronologia della Letteratura Rumena - UniFI
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1848

Politica europea

27 gennaio, scoppia la rivoluzione napoletana. L'isolamento in cui viene a trovarsi costringe il re  Ferdinando I a cedere ai rivoluzionari. Il 10 febbraio viene promulgata la costituzione;  8 febbario, il re di Sardegna annuncia la promulgazione (4 marzo) di una Costituzione scritta sul modello di quella francese del 1830; 18 febbraio, il duca di Toscana è costretto ad accettare la Costituzione; 22 febbraio, manifestazioni rivoluzionarie a Parigi; 23 febbraio, l’esercito francese affronta i rivoluzionari e  ristabilisce l’ordine. La Guardia Nazionale fraternizza con gli insorti. Il primo ministro Guizot è dimesso, viene richiamato Thiers; 24 febbario, l’esercito francese si allea con i rivoluzionari. Luigi Filippo abdica a favore del conte di Parigi. Lamartine e Ledu-Rollin proclamano la Repubblica francese; febbraio-marzo, in Francia una serie di leggi introduce la libertà di stampa; 4 marzo, Lamartine proclama, in qualità di ministro degli Esteri della Francia, “la pace verso il mondo intero”: la Francia rinuncia a qualsiasi intervento condotto verso paesi stranieri; 5 marzo, in Francia è proclamato il suffragio universale; 6-13 marzo, a Vienna circolano documenti di orientamento liberale, con cui si chiede la libertà di stampa, tribunali con giurie, diritti fondamentali, l’abolizione della discriminazione religiosa, la libertà accademica, il riconoscimento della libertà ai contadini; 13-15 marzo, scoppia a Vienna, “la Rivoluzione di marzo”; scontri fra l’esercito e gli studenti; si contano le prime vittime. La conseguenza immediata più importante è la caduta del cancelliere Metternich, principale difensore della politica conservatrice dell’Austria. È approvata la costituzione di una guardia nazionale, al cui interno le organizzazioni studentesche (la Legione Accademica, creata di recente) occupano un posto importante. Si abolisce la censura, si approva una legge più liberale sulla stampa, allo stesso tempo  l’imperatore promette una costituzione; 17-18 marzo,  i moti di protesta coinvolgono le diverse nazionalità che compongono l'impero austriaco, le loro rivendicazioni  non sono accolte dal nuovo governo che, tuttavia, recepisce le richieste della Dieta e del Comitato Rivoluzionario di Pest; 17-22 marzo, scoppia una rivolta a Venezia, che ha come conseguenza la liberazione di alcuni capi rivoluzionari (Daniele Manin, Niccolò Tommaseo). È fondata la Repubblica Veneta di San Marco; 18-22 marzo, insurrezione di Milano. Il 18 marzo, nel ricevere la notizia che a Vienna è scoppiata la rivoluzione, la folla capeggiata da Casati si dirige verso la residenza del vicegovernatore austriaco chiedendo fra l'altro l’abolizione dello stato di polizia, la creazione di una guardia civica. I rivoluzionari più radicali chiedono l’indipendenza. Il loro capo, lo scrittore Carlo Cattaneo, respinge le proposte di armistizio. Gli austriaci bombardano la città. Il 22 marzo, il governatore austriaco si ritira; 19 marzo, viene diffusa la lettera di Lvov, prima testimonianza della “Primavera dei popoli” in territorio polacco; 20 marzo, una rivolta a Modena costringe alla fuga il granduca Federico. Nello stesso giorno, si assiste alla fuga del duca di Parma, Carlo II, che ritornerà sul trono dopo aver accettato la costituzione; 21 marzo, la nobiltà ungherese di Transilvania chiede l’annessione del Principato all’Ungheria; 22 marzo, rivolta di Venezia contro gli austriaci. Viene proclamata l'indipendenza della città e il nuovo statuto di Repubblica; creazione di un governo provvisorio, guidato da Manin; 23 marzo, il re del Piemonte, Carlo Alberto, dichiara guerra agli austriaci, rispondendo in tal modo alla richiesta di aiuto ricevuta dai milanesi; 26 marzo, l’esercito piemontese entra a Milano senza partecipare alla liberazione della città; 28 marzo, a Francoforte è adottato il paragrafo 188 della Costituzione del Reich tedesco, con cui si riconoscono i diritti nazionali anche alle nazionalità non tedesche: in particolare viene sancito il diritto di utilizzare la propria lingua senza alcuna discriminazione nelle funzioni religiose, nell’insegnamento, nell’amministrazione interna e nella giustizia; 29 marzo, Adam Mickiewicz forma in Italia una Legione Polacca; 13 aprile, in Sicilia trionfa il partito separatista, contemporaneamente è proclamata la caduta dei Borboni; 21 aprile, i dirigenti dell’Università Nazionale Sassone della Transilvania inviano all’imperatore un memoriale per protestare contro il progetto ungherese di unione della Transilvania all’Ungheria; 27 aprile, la Francia abolisce la schiavitù nelle colonie; 29 aprile, il Papa Pio IX dichiara la propria neutralità nei confronti dell’Austria, un paese cattolico, questa decisione vanifica le speranze dei rivoluzionari di orientamento neoguelfo, che confidavano nell'aiuto della Chiesa; 6 maggio, enciclica dei Patriarchi delle Chiese orientali con cui si ribadisce l'autorità di una Chiesa unica, santa, universale e apostolica; il documento risponde all’enciclica del Papa Pio IX del 6 gennaio 1848 e condanna  le “innovazioni latine, le pretese del Papa, il proselitismo dei missionari romano-cattolici”; 15 maggio, a Napoli scoppia la rivolta che oppone i  liberali alla popolazione e all’esercito regio; l'episodio  consente al re di procedere a un colpo di stato. Si forma un governo moderato di destra e si procede allo scioglimento  del Parlamento; 17 maggio, l’imperatore e la corte austriaca si rifugiano a Innsbruck; 22 maggio, a Napoli, estremisti monarchici e cattolici attaccano i liberali; lo scontro sfocia in un massacro; 29 maggio, Milano, Parma e Modena dichiarano l’unione con il Piemonte; 29 maggio, la Dieta di Cluj  (in cui i rumeni di Transilvania, sebbene costituiscano la maggioranza della popolazione, non sono rappresentati) vota l’unione con l’Ungheria; 11 giugno, gli austriaci occupano Vicenza, difesa dal generale Durando; 23-26 giugno, insurrezione di Parigi; la repressione provoca 5.000 morti, 11.000 arresti, 4.000 deportazioni; 25 luglio, gli austriaci sconfiggono le truppe piemontesi a Custoza, il re Carlo Alberto si rifugia a Milano; 31 luglio,  una nota del Ministero degli Esteri zarista nega qualsiasi possibilità di unione dei Principati rumeni, allo stesso tempo, il documento annuncia un nuovo intervento delle truppe zariste. Lo stesso giorno, in Muntenia, l’esercito ottomano attraversa il Danubio; agosto, formazione di un governo democratico in Sicilia; 3 agosto, dichiarazione ufficiale della Dieta ungherese con cui si afferma il rifiuto di qualsiasi appoggio agli austriaci in Italia, qualora il governo austriaco decidesse di aprire un contenzioso con il parlamento di Francoforte sulla questione dell’unione tedesca; 6 agosto, gli austriaci assediano Milano; 9 agosto, armistizio austro-piemontese di Vigevano, con cui il Piemonte si impegna a ritirare le sue truppe dalla Lombardia e da Venezia. I volontari di Garibaldi resistono fino al 26 agosto (sconfitta di Morazzone), dopo di che si rifugiano in Svizzera; 10 agosto, gli austriaci occupano nuovamente Reggio Emilia; 12 agosto, l’imperatore e la corte ritornano a Vienna; 12 agosto, la maggioranza dell’Assemblea Nazionale tedesca di Francoforte respinge la richiesta dei cinque delegati italiani del Tirolo di far uscire le province di Trento e Rovereto dall’Unione tedesca e di rendere autonomo il Tirolo italiano; 26-27 agosto, dopo i successi militari sul fronte italiano, la corte di Vienna affronta la questione ungherese, incoraggiando il separatismo croato, nonostante il consenso del governo ungherese a riconoscere l'autonomia di Zagabria. Dopo l’occupazione croata della città di Fiume (cr. Rijeka), la rottura diventa irreversibile; 27 agosto, Karl Marx si reca a Vienna con l'intento di stabilire relazioni con il movimento radicale di sinistra; 16 settembre, a Pest, viene creato il Comitato di Difesa Nazionale, guidato da Kossuth Lajos, organismo che assume tutti i poteri dello stato; ottobre, formazione di un governo democratico in Toscana, guidato da Domenico Guerazzi e Giuseppe Montanelli, che riescono ad ottenere dal granduca l'allontanamento dal governo dei moderati guidati da Gino Capponi; 8 ottobre, il Parlamento ungherese conferma i poteri straordinari conferiti al Comitato di Difesa Nazionale; Kossuth Lajos, capo del Comitato,  ottiene pieni poteri esecutivi; 17 ottobre, a nome del Comitato di Difesa Nazionale, Kossuth emette mandati di arresto nei confronti dei rivoluzionari slovacchi Stur, Hurban e Hodza, ritirando loro la cittadinanza ungherese; 18 ottobre, il generale austriaco Anton Puchner, comandante dell’esercito imperiale di Transilvania, decide di assumere i poteri assoluti del governo della regione; 23 ottobre, Vienna è circondata da truppe dell’esercito imperiale; 30 ottobre, sconfitta dell’esercito ungherese da parte degli austriaci, a Schwechat, nei pressi di Vienna. Le truppe austriache si dirigono verso il centro dell’Ungheria e verso Pest ed entrano nei sobborghi di Vienna; 31 ottobre, Vienna è riconquistata dall’esercito imperiale, che proclama la legge marziale e ordina l’esecuzione di numerosi capi della rivolta. Lo stato d’assedio della città rimarrà in vigore fino al 1853; 12 novembre, proclamazione della costituzione francese: viene costituita un’unica Assemblea legislativa guidata da un presidente eletto per quattro anni; 15 novembre, l’assassinio del ministro Pellegrino Rossi provoca a Roma una crisi politica che rapidamente sfocia nella rivolta. Rossi aveva tentato, senza successo, una mediazione fra i democratici e i conservatori; 24-25 novembre, il Papa Pio IX fugge, travestito da sacerdote, e si rifugia nel castello di Gaeta che si trova nel territorio del regno delle due Sicilie; 29 novembre, Kossuth, il capo del Comitato di Difesa Nazionale, nomina il generale Jozsef Bem comandante delle truppe ungheresi di Transilvania; 2 dicembre, l’imperatore Ferdinando abdica a favore di suo nipote, Francesco Giuseppe, figlio dell’arciduca erede Francesco Carlo e della principessa Sofia di Wittelsbach; 10 dicembre, elezione a larga maggioranza di Luigi Napoleone Bonaparte alla presidenza della Repubblica francese; 12 dicembre, Garibaldi arriva a Roma per sostenere l’insurrezione; 13 dicembre, l’esercito imperiale entra in Ungheria; 16 dicembre, in Piemonte sale al potere il governo Gioberti, sostenuto dai democratici; 25 dicembre, l’esercito del generale Bem entra nella città transilvana di Cluj. Il comandante lancia un appello ai rivoluzionari rumeni e ungheresi, chiedendo  la loro solidarietà in nome della causa rivoluzionaria; 29 dicembre, la giunta che governa  Roma promette l’elezione con voto universale di un’Assemblea per la costituzione di un governo della Repubblica Romana

Politica rumena

20 marzo, alcuni giovani rumeni di Muntenia e Moldavia, riuniti  a Parigi a casa di Nicolae Bălcescu, decidono l'avvio della rivoluzione e redigono un testo di carattere programmatico; 24 marzo,  Simion Bărnuţiu  rivolge un appello ai rumeni di Transilvania perché sostengano l'azione volta al riconoscimento della  loro nazionalità e la richiesta  di un'assemblea nazionale; 27 marzo, a Iaşi, all’Hotel Peterburg,  un gruppo di intellettuali (guidati da Vasile Alecsandri, Mihail Kogălniceanu, Grigore Cuza), formula le rivendicazioni programmatiche del movimento rivoluzionario. Questa data è considerata l’inizio della Rivoluzione in Moldavia. Le principali rivendicazioni (che ritornano anche nei programmi rivoluzionari delle altre province rumene), sintetizzati nel “Proclama Petizione”, sono: lo scioglimento dell’Assemblea Generale, il miglioramento delle condizioni dei contadini; la riorganizzazione dell’insegnamento, la libertà personale, la libertà di stampa, l’abolizione della censura, la liberazione dei detenuti politici,  la creazione di una guardia nazionale; 8 aprile, un gruppo di rumeni e ungheresi  libera dalla prigione di Pest Eftimie Murgu,  vecchio oppositore in Banato del regime imperiale ; 8-9 aprile, all’Hotel Petersburg di Iaşi, in Moldavia, ha luogo una riunione alla quale prendono parte nobili di orientamento liberale, cui si associano anche intellettuali e cittadini comuni. Si decide la formazione di un comitato che dovrà redigere una petizione da inviare al principe Mihai Sturdza; articolata in 35 punti, la petizione  chiede la soppressione dell’Assemblea Generale e la costituzione di una nuova Assemblea  rappresentativa, la creazione di una guardia nazionale, l’abolizione della censura, la liberazione dei detenuti politici, il riconoscimento delle principali libertà personali, la riorganizzazione dell’insegnamento, la creazione di una banca nazionale, l’abolizione delle tasse doganali sulle esportazioni di cereali, il miglioramento della condizione dei contadini, il riconoscimento della responsabilità ministeriale; 10 aprile, il principe della Moldavia, Mihail Sturdza, ricevuto il "Proclama Petizione”, cerca di prendere tempo: dopo aver respinto i punti relativi alla costituzione della guardia civica e alla convocazione dell’Assemblea Generale, mette in atto la repressione.  Gli estensori della petizione vengono arrestati,  13 sono inviati a Galaţi, da dove saranno esiliati in Turchia; a Brăila, 6  evadono e si rifugiano in Transilvania; 30 aprile, prima assemblea di Blaj (Transilvania), durante la quale si decide di convocare  una nuova assemblea il 15 maggio; 8 maggio, riunione a Sibiu dei capi dei rumeni transilvani; è approvato il programma proposto da Simion Bărnuţiu, fondato sul riconoscimento dei rumeni quale nazione politica e il rifiuto dell’unione della Transilvania con l’Ungheria; 15 maggio, discorso di Simion Bărnuţiu nella cattedrale di Blaj, in questa occasione viene affermato che non potrà esserci libertà per i rumeni di Transilvania fin quando non ci sarà il loro riconoscimento nazionale; 15 maggio, al Parlamento di Pest si assiste alla protesta dei deputati rumeni del Banato contro la nomina a patriarca ortodosso del metropolita serbo Josip Rajacic, decisione che conferma lo stato di subalternità della Chiesa rumena nei confronti della gerarchia serba, malgrado gli auspici degli abitanti del Banato per il riconoscimento di una gerarchia autonoma. Si adotta la Petizione del popolo rumeno di Ungheria e Banato, documento che contiene rivendicazioni politiche e nazionali. Si convoca un’assemblea dei rumeni del Banato e della Crişana, a Timişoara, per il 15 giugno; 15 maggio, grande assemblea dei rumeni transilvani di Blaj (partecipano circa 40.000 persone), che adotta la Petizione Nazionale. Il testo comprende 15 punti principali relativi alla rappresentazione dei rumeni nella Dieta, fra i quali: l’uso della lingua rumena nella legislazione e nell’amministrazione, la separazione della Chiesa Ortodossa Rumena dalla Chiesa Serba, l’abolizione della servitù della gleba e delle corporazioni, libertà di attività industriali e commerciali, libertà di parola e abolizione della censura, libertà personale e di riunione, istituzione della guardia nazionale, tassazione sulla base del reddito, rinvio della discussione sull’annessione della Transilvania all’Ungheria fino alla convocazione di un’assemblea in cui i rumeni avrebbero dovuto avere una rappresentanza proporzionale. Sono individuate due delegazioni che avrebbero presentato all’imperatore e alla Dieta questo documento. Si costituisce un organo esecutivo per l’applicazione delle decisioni di Blaj: il Comitato Nazionale Rumeno, con sede a Sibiu. I capi della Rivoluzione sono Simion Bărnuţiu, Andrei Şaguna, Timotei Cipariu. 16-17 maggio, assemblea dei rumeni del Banato a Lugoj con cui si chiede l’autonomia religiosa e i diritti nazionali; 22 maggio, in Muntenia, si forma un Comitato Rivoluzionario che decide di far scoppiare i moti  il 21 giugno. Il documento programmatico  adottato in questa occasione include fra le rivendicazioni anche l’assegnazione della terra ai contadini servi della gleba; 24 maggio, a Braşov, un gruppo di rivoluzionari moldavi esuli elabora un programma in sei punti, I nostri principi per la riforma della patria. I più importanti propugnano l’unione della Moldavia con la Muntenia in uno stato rumeno indipendente e l’assegnazione della terra ai contadini; 21 giugno, a Izlaz (in Muntenia) si riunisce una grande assemblea popolare. Lo scrittore e rivoluzionario Ion Heliade Rădulescu presenta un programma (Proclama di Izlaz) fondato sulle richieste del Comitato Rivoluzionario (fra i cui membri si contano: Nicolae Bălcescu, Ion Ghica, C. A. Rosetti, Ion Câmpineanu, i fratelli Golescu, Ion C. Brătianu). Le rivendicazioni comprese nel programma riguardano: l’abolizione del protettorato russo, la liberazione e l’assegnazione della terra (attraverso riscatti) ai contadini servi della gleba, l’elezione del principe per un massimo di 5 anni, istituzione dell'assemblea dei rappresentanti di tutti gli “stati”, la libertà di stampa e di pubblicazione, la responsabilità ministeriale, la creazione della guardia nazionale, la liberazione degli zingari servi, l’insegnamento “eguale e completo”, le libertà politiche per tutti gli abitanti del paese, la convocazione dell’Assemblea Costituente. Si forma un governo rivoluzionario provvisorio; 21 giugno, a Cernăuţi (Bucovina), i rivoluzionari moldavi esuli costituiscono un Comitato Rivoluzionario. Mihail Kogălniceanu redige, alla fine di agosto, il programma intitolato I desideri del Partito Nazionale di Moldavia; il documento riprende e sviluppa numerose idee contenute nei Nostri principi per la riforma della patria e nel Proclama di Izlaz. Le richieste di questo documento saranno sviluppate nel Progetto di Costituzione per la Moldavia, concepito sul modello della Costituzione belga del 1835; 23 giugno, scoppia la rivoluzione a Bucarest. Il principe Gheorghe Bibescu dopo aver ratificato la Costituzione e riconosciuto il governo rivoluzionario, abdica e si rifugia in Transilvania; 26 giugno, si costituisce il governo provvisorio della Muntenia, che riunisce i governi rivoluzionari di Izlaz e di Bucarest. Il giorno seguente, nella pianura di Filaret, diecimila bucarestini giurano fedeltà al programma della rivoluzione. Il governo provvisorio tenta di realizzare le riforme ritenute più importanti: abolizione dei privilegi dell’aristocrazia, costituzione della guardia civica, adozione di una bandiera nazionale; 27 giugno, i rumeni del Banato si riuniscono in una seconda assemblea popolare a Lugoj. Le loro rivendicazioni riguardano la costituzione dell’esercito rivoluzionario guidato da Eftimie Murgu, l’organizzazione del Banato in capitanato rumeno, la separazione ecclesiastica dai serbi, l’uso della lingua rumena nell’amministrazione, riconoscimento dei diritti nazionali; luglio, tentativo di colpo di stato in Muntenia, organizzato dai colonnelli Ioan Solomon e Ioan Odobescu; vengono arrestati i rappresentanti del governo, i quali saranno liberati in seguito a una rivolta popolare; 8 luglio, il governo della Muntenia decreta la liberazione degli zingari in stato di servitù nelle proprietà della corte; 10 luglio, le truppe dell’esercito zarista entrano in Moldavia e occupano Iaşi, la capitale del Principato; 10-11 luglio, il governo provvisorio della Muntenia si rifugia a Rucăr, ritenendo fondate le notizie secondo le quali  russi e i turchi occuperanno Bucarest. Il metropolita Neofit, rimasto nella capitale, decreta la restaurazione degli antichi “stati”. Si forma una reggenza, ma la rivolta popolare salva, di nuovo, la rivoluzione. Si costituisce immediatamente un governo ad interim; 21 luglio, in Muntenia si costituisce, per ordine del governo rivoluzionario, una “Commissione della proprietà”, per portare a compimento il punto del programma rivoluzionario relativo all’assegnazione della terra ai contadini; 4 agosto, grande assemblea popolare nella pianura di Filaret, nei pressi di Bucarest: è proclamata la Luogotenenza Principesca formata da sei membri, decisione non accettata dalla Sublime Porta; 9 agosto, assemblea nella pianura di Filaret, nei pressi di Bucarest, durante la quale è approvata la costituzione di una nuova Luogotenenza Principesca, limitata a tre membri. Sebbene all’inizio l'abbia accettata, la Porta, su pressione della Russia, rifiuta questa formula; 31 agosto, la Luogotenenza Principesca di Bucarest scioglie la “Commissione della proprietà”, sospendendo de facto qualsiasi misura di assegnazione della terra ai contadini; settembre-ottobre, i rumeni di Transilvania organizzano, con il coordinamento del Comitato Nazionale di Sibiu, 15 legioni armate destinate a difendere gli interessi rumeni in Transilvania; 14-18 settembre, ha luogo la terza assemblea popolare di Blaj. Vi partecipano circa 60.000 persone, armate, che decidono di respingere l’annessione della Transilvania all’Ungheria. Inizia a costituirsi l’esercito rumeno di Transilvania; 18 settembre, a Bucarest, la folla brucia, simbolicamente, il Regolamento organico e il Registro dei ranghi nobili, documenti che simboleggiano l'antico regime; 25 settembre, l’esercito turco entra a Bucarest,  battaglia di Dealul Spirii, durante la quale la compagnia dei pompieri rumeni tenta di opporsi all’occupazione della capitale; 27 settembre, le truppe russe passano la frontiera fra la Moldavia e la Muntenia; 28 settembre, una delegazione rumena presenta alla Corte di Vienna l’ultimo documento elaborato dall’assemblea di Blaj, il Memoriale del popolo rumeno di Transilvania, in cui si riaffermano tutte le rivendicazioni politico-nazionali, ma anche l’idea dell’unione dei Principati Rumeni in una federazione di nazioni libere sotto la guida dell’Austria; 10 ottobre, è sciolto l’accampamento militare di Rîureni, dove il generale Magherul aveva tentato di riunire l’esercito rivoluzionario; il fatto viene vissuto come la fine della rivoluzione in Muntenia;  28 dicembre, i capi rumeni si riuniscono a Sibiu, dove elaborano una petizione contro l’annessione della Transilvania all’Ungheria,  chiedendo la costituzione di commissioni che chiariscano  le cause dei conflitti che oppongono i contadini (rumeni) ai proprietari terrieri (ungheresi). Si chiede anche la creazione della guardia nazionale, una facoltà universitaria rumena di scienze giuridiche, lo scioglimento del governo di Cluj e il riconoscimento da parte dell’imperatore del Comitato Nazionale Rumeno

Societatà, cultura
 
Periodici
Poporul suveran [Il popolo sovrano] 
Autori, sono nati 
Bonifaciu Florescu; Calistrat Hogaş; Ion Lahovari; George Panu; Miron Pompiliu; Ioan Slavici
Autori, sono morti
Ioan Barac; Iordache Golescu 
Opere straniere

Manifest der kommunistischer Partei [Il manifesto del partito comunista] (Karl Marx şi Friedrich Engels); Solution au problème social [Soluzione del problema sociale] (J. Proudhon); La dame aux camélias [La signora delle camelie] (Alexandre Dumas, fiul); Graziella (Lamartine)  

Opere rumene

Drepturile românilor către Înalta Poartă, studiu [I dirittti dei rumeni verso la Sublime Porta] (Nicolae Bălcescu); Dreptatea popolului judece pe fraţii Caragiali [La giustizia del popolo giudica i fratelli Caragiali] (Costache Caragiali); Rudimentele gramaticei române. Estrase din Tentamen criticum, cu adaos de regule simple şi diverse anotăciuni pentru uzul şcolarilor începători [Rudimenti di grammatica rumena. Estratti dal Tentamen criticum, con l'aggiunta di regole semplici e diverse annotazioni ad uso degli scolari principianti] (Ion Codru-Drăguşanu); Michaiu. Fragment d’opera în ajunul bataliei de la Călugăreni [Michaiu. Frammento d’opera alla vigilia della battaglia di Călugăreni] (Ion Heliade Rădulescu); Vestita batălie de la Călugăreni. Resuvenire despre gloria românilor, [La celebre battaglia di Călugăreni. Ricordo della gloria dei rumeni] versuri (Alexandru Pelimon); Colecţie din poeziile dlui marelui logofăt Iancu Văcărescu [Raccolta delle poesie del gran dignitario ~] (Iancu Văcărescu) 

 
ultimo aggiornamento: 13-Set-2019
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